martedì 21 agosto 2012

Open source e software libero: l’innovazione etica per P.A. e cittadini

Riporto qui un articolo interessante di
Carlo Maria Medaglia e Lorenzo Orlando
Logos - Cattid Università Sapienza Roma
da  http://www.egov.maggioli.it


Tra i tanti temi legati all’innovazione tecnologica e di processo nella pubblica amministrazione, quello dell’open source vanta probabilmente il primato per numero di pubblicazioni, studi, ricerche e convegni. Parole, quindi, spesso confuse, enfatizzate, talvolta caricate di significati e potenzialità cui non sempre segue un’adeguata traduzione in “fatti”. Più volte su queste pagine si è evocata l’adozione di piani che consentano una graduale “apertura” della pubblica amministrazione sia verso i cittadini che verso se stessa: l’affermarsi del concetto di “open” trova nell’open source una sua componente primaria in grado di tradursi in interoperabilità, riuso, indipendenza e, perché no, libertà. È oramai noto come il dibattito sull’“open source” si sia spinto ben al di là della semplice questione tecnica, tirando in ballo argomenti di carattere etico legati alla responsabilità stessa della pubblica amministrazione nei confronti dei suoi utenti e dei cittadini in genere. Alla luce delle attuali difficoltà economiche nazionali (e globali) e a fronte di una spesa di acquisto e licenze d’uso di software proprietario stimata in circa 700 milioni di euro anni, la capacità di riconfigurare costi e previsioni di spesa sulla base di parametri nuovi, indipendentemente dai classici contratti di fornitura dei servizi, trova nelle soluzioni open source un passo che, se pur non obbligato, può rappresentare una più che valida soluzione.

Una storica confusione: open source e free software
Non è infrequente ascoltare amministratori e politici di turno utilizzare i termini “open source” e “software libero” (o free software) come se si trattassero di sinonimi. Pur riferendosi entrambi alla libertà di accesso al “codice sorgente” di uno specifico artefatto informatico (sia esso software o hardware), i due termini differiscono invece per alcune sostanziali sfumature di carattere etico e ideologico. Per software libero intendiamo ogni tipo di software la cui licenza d'uso consenta la libera copia, modifica e redistribuzione del programma. Il termine è stato definito da Richard Stallmann e dalla Free Software Foundation (FSF) nel 1985, e pone l'accento sulla “libertà di utilizzo” del software, appoggiandosi inoltre sul ruolo cruciale solto dalla comunità degli sviluppatori e degli utilizzatori di software libero, intesa come luogo di condivisione e crescita del sapere. Il termine “open source”, sebbene dal punto di vista pratico sia la stessa cosa del software libero, tende a concentrarsi con gli aspetti propriamente “di codice”, ponendo l'accento sui vantaggi pratici ed eliminando riferimenti etici. In informatica, open source (termine inglese che significa sorgente aperto) indica un software i cui autori (o, più precisamente, i detentori dei diritti) permettono e favoriscono il libero studio e l'apporto di modifiche da parte di altri programmatori indipendenti. Questo è realizzato mediante l'applicazione di apposite licenze d'uso. La collaborazione tra più gruppi di lavoro permette al prodotto finale di raggiungere una complessità maggiore di quanto potrebbe ottenere una singola parte. L'open source ha visto nella diffusione di Internet un potentissimo strumento di lavoro e comunicazione, perché esso ha permesso il coordinamento tra team di programmazione geograficamente distanti m impegnati sullo stesso progetto, consentendo inoltre ai team di piccole dimensioni (o talvolta costituiti da un’unica persona) di partecipare a progetti di portata internazionale. A far da differenziale tra i due tipi di software è la licenza adottata: mentre per il free software si adottano licenze di tipo OpenGPL, per l’open source si sviluppano licenze ad hoc. Già in queste due semplici definizioni si evince come, a ben vedere, l’aspetto economico (banalmente legato ai costi delle licenze d’uso e della manutenzione, spesso effettivamente inferiori rispetto agli attuali costi di mercato delle soluzioni proprietarie) non rappresenti il core del software libero: free e open, infatti, non sono sinonimo di gratuità. Ad aggiungere valore è però l’indipendenza dal fornitore, la riusabilità, la possibilità di personalizzazione, la sicurezza e il maggior controllo dei propri strumenti: tutti elementi che rivestono un ruolo chiave in un approccio d’innovazione di sistema che superi finalmente lo scenario a macchia di leopardo tipico delle esperienze d’innovazione in Italia. Un’ulteriore differenza che può esser utile sottolineare è quella che intercorre tra “progetto open source” e “prodotto”. Il progetto open source tipicamente ha come output un programma sia esso in forma di eseguibile o di sorgente, ed è corredato da una serie di risorse (repository, bug-tracking, documentazione, forum attivo, mailing-list). Il prodotto invece risponde ai problemi di una determinata classe di clienti, ai quali si offrono programmi corredati da determinati servizi (ad esempio supporto, formazione, partner certificati).

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