lunedì 24 novembre 2008

Tiraboschi: il web indietro sui contenuti televisivi

Riporto qui interamente un articolo di Giorgio Rini pubblicato in One web2.0

Luca Tiraboschi, direttore di Italia 1, in una recente intervista su “La Stampa” ha dichiarato che il suo obiettivo principale non è realizzare una televisione educativa, ma creare dei programmi nei quali inserire spot pubblicitari in particolare rivolti ai giovani. Nel corso dell’intervista Tiraboschi ha detto a proposito di YouTube: “YouTube fa sciacallaggio e Mediaset cerca di rallentare la colonizzazione del mercato da parte di Internet, assai indietro sui contenuti”.

L’affermazione di Tiraboschi appare piuttosto discutibile, perché se consideriamo le molte opportunità che Internet ci offre in rapporto alla televisione ci accorgiamo che la situazione è completamente diversa da quella descritta dal direttore di Italia 1. Innanzitutto basti pensare al fatto che la rete con i suoi tanti servizi può rappresentare un prolungamento dei programmi televisivi, consentendo ai telespettatori di trovare nelle sue risorse molte informazioni che le trasmissioni televisive non possono proporre.Il Web dunque come occasione di approfondimento dei contenuti televisivi, ma anche come spazio dove il legame con l’educazione che spesso non si realizza in TV ha la possibilità di esplicitarsi nei numerosi servizi educativi messi a disposizione dei bambini, dei genitori e degli insegnanti, a volte anche attraverso efficaci forme di condivisione dei contenuti e delle metodologie.
Altrettanto importanti in questo senso le possibilità che il Web offre attraverso la formazione a distanza.Il Web sembra quindi realizzare meglio e più a fondo il carattere educativo, che Tiraboschi rifiuta per la TV, dimostrando che non è affatto indietro sui contenuti in rapporto alla televisione. Se YouTube cerca di “sottrarre” contenuti alla TV, mettendoli online, non è perché non ne possiede di originali, ma solo perché anche lo spazio virtuale di YouTube è un “luogo” in cui rivedere questi contenuti televisivi esercitando la riflessione e la critica su di essi, per non uniformarsi all’insegna della pubblicità.

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