martedì 12 luglio 2011

LE ATTENUANTI DELLO SMEMORATO

Fonte il Corriere della Sera
di Luca Goldoni
6 luglio 2011

La tecnologia può esserci di aiuto ma solo in parte
G oethe scrisse che «dove viene meno l' interesse viene meno anche la memoria». Con tutto il rispetto, il supremo Maestro poteva concentrare i suoi neuroni cerebrali sui tormenti di Faust e del giovane Werther, sull' architettura gotica, sulla poesia in versi e su quella in prosa dei celebri aforismi. Voglio dire che la memoria del sommo Wolfgang non doveva immiserirsi, come la nostra, nel registrare il codice fiscale, il numero segreto del bancomat, il numero d' emergenza se abbiamo smarrito il bancomat, il codice di avviamento postale, il codice Pin del cellulare, il codice Puk da digitare se abbiamo sbagliato per tre volte il Pin, la combinazione segreta della samsonite, i codici Abi e Cab della banca, il giorno del lavaggio strade. Deinde, cara e immortale guida, a noi comuni mortali può «venir meno la memoria anche se non viene meno l' interesse» perché i massimi sistemi e i minimi si aggrovigliano nel nostro blob quotidiano. Una lettrice mi ha scritto: «Perche dimentico la trama del film tv che pur mi ha fatto piangere come un' idrante ieri sera?». Anche se privo di supporti psicologici, le ho risposto che le amnesie sono bisbetiche, non risparmiano niente e nessuno. Una volta scrissi un dramma in tre battute, stile Achille Campanile. «Ciao, ti porto i saluti di... Coso, come si chiama?... è un nostro amico... dài, quello che ha sposato... Cosa... non puoi dimenticartela... eravamo al suo matrimonio...». «Quella che suo fratello è andato in Venezuela?...» «No, quella che sua sorella ha divorziato da... lo conosci benissimo... Coso... ma dài... possibile che non ti venga in mente?». Anche il computer a volte si arrende: memoria piena. Noi non abbiamo nel cervello il tasto canc e così finisce che, con la mente evaporata come medusa al sole, ci ostiniamo talvolta a cambiar canale premendo i tasti del cellulare o a rispondere pronto portando all' orecchio il telecomando. Ho chiesto a uno psicologo: perché ricordo il numero di telefono di una bella del liceo, mentre durante una conferenza sto per dire una battuta su Clinton, e zàc, mi sparisce dal cervello il suo comunissimo nome? «Perché la bella del liceo si è installata nella tua memoria come un marchio, una cicatrice, chiamali come vuoi, mentre i nomi della nostra vita quotidiana sono ballerini, i primi a far le spese delle nostre progressive amnesie». Una ricercatrice della Bocconi mi disse che il neurologo Eric Kandel della Columbia University stava effettuando ricerche su un lumacone di mare, dotato di pochi ma grossi neuroni che funzionano in modo simile ai nostri, quelli che permettono al cervello di realizzare le sinapsi, cioè quei collegamenti che in parole povere sono i ricordi. Ogni tanto le nostre sinapsi perdono un colpo, come le extrasistole, e noi ci perdiamo nei buchi neri della memoria... Mentre a lei, maestro Wolfgang, forse non è mai accaduto di correre in una stanza e di bloccarsi all' improvviso, cosa son venuto a fare, noi tapini passiamo ore a scardinare il cervello cercando di ricostruire il meccanismo mentale che, una settimana prima, ci ha fatto metter via un oggetto in un posto «facile da trovare», e invece buonanotte. Ci viene in soccorso l' hi-tech, con i suoi regali di compleanno o di San Valentino: i mini archivi elettronici, le memorie da passeggio, la cosiddetta «vita in tasca». Ma non possiamo perdere la giornata a cliccare su queste tastierine sempre più microscopiche. È più sensato accettare l' età della smemoratezza e farne argomento di riflessione, come faccio ora con i lettori. E tutti ci rassegniamo al mesto ésprit de l' éscalier, cioè la buona battuta che ci sovviene quando scendiamo le scale dopo l' incontro. Amen. Restiamo in attesa che dal lumacone estraggano una pillola per aiutarci a ricordare il nome di Coso e Cosa. Questa che ho scritto è una proposta di attenuanti per gli infelici padri che hanno dimenticato i figlioletti in macchina. Attenzione: se avessero dovuto accompagnarli in un certo luogo proprio quella mattina, l' impegno avrebbe occupato la loro mente. Invece no: rientrava nella routine quotidiana, nell' itinerario consueto. E così cambiavano marcia e frenavano in automatico mentre i loro pensieri vagavano fra un universo di grane, il sollecito che minaccia un sequestro, l' antennista dalle promesse fasulle, il digitale terrestre che fa i quadratini, il ricorso contro la multa iniqua, l' onomastico della nonna, la mimosa per la capufficio, l' azienda che forse delocalizza. I loro cervelli, come i nostri, erano ingombri di post it gialli come quelli che pateticamente seminiamo per la casa. La subdola extrasistole mnemonica, l' imprevedibile black out di qualche attimo li ha aggrediti proprio negli affetti più cari. Non infieriamo su questi padri annichiliti. L' ergastolo se lo portano già nel cuore...

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